Che cosa sono le Gilde in permacultura?

Una gilda in permacultura è definita come un gruppo di piante che si sostengono a vicenda, disposte attorno a una specie centrale (spesso un albero) per creare un gruppo armonioso di piante complementari.

Una gilda è un’associazione progettata di specie che svolgono ruoli complementari a sostegno di una pianta obiettivo.

Esempio – Una gilda di meli potrebbe associare insieme le seguenti piante:

Albero: melo (pianta obiettivo).

Piante azotofissatrici: trifoglio, medica.

Piante accumulatrici dinamiche: consolida maggiore (le radici profonde portano in superficie le sostanze nutritive).

Piante attraenti gli impollinatori: lavanda, achillea.

Piante pacciamanti il suolo: zucca, trifoglio bianco, fragola di bosco.

Piante repellenti per i parassiti: aglio, erba cipollina.

In questo caso, la gilda funziona come una comunità vegetale progettata per garantire cooperazione e complementarietà.

Le gilde nella progettazione permaculturale

Uno dei principi della permacultura invita a progettare dal modello al dettaglio. 

Allora, prendiamo in considerazione i modelli.

Ci sono diversi modelli di comunità primarie naturali terrestri (in opposizione a comunità primarie naturali acquatiche):

  • forestecopertura del suolo di almeno il 60% tramite alberi,
  • boschicopertura del suolo tra il 20% e il 60% tramite alberi,
  • arbusteti, copertura del suolo di almeno il 20% tramite arbusti,
  • praterie, pampas, savane e steppe (alberi distanti più o meno isolati e prati in prevalenza di poaceae), fino a volte ad arrivare a distese con assenza di alberi e/o arbusti; queste aree sono definite prati, a loro volta classificabili in
    • prati d’erbe a fiore verde, in prevalenza costituiti da piante erbacee appartenenti alla famiglia delle poaceae, e 
    • prati d’erbe a fiore colorato, in prevalenza  costituiti da piante erbacee dicotiledoni.

Questi modelli sono adatti per progettare spazi con gruppi di piante in cui ogni organismo fotosintetizzante è connesso all’altro in una fitta rete di interazioni positive e si connette a tutti gli altri organismi viventi che erano già presenti e che arriveranno spontaneamente nel tempo, riuscendo di fatto a mimare gli ecosistemi naturali, trasformandosi in agrosistemi quasi autosostenentisi.

I permacultori di lingua inglese, per indicare questi gruppi di piante impiegano il termine Guilds (Gilde). 

Esse sono composte da un elemento principale a cui vengono accostati elementi accessori di supporto e integrazione all’elemento principale.

Uno dei classici esempi di gilda è costituito da un albero da frutto (es.: melo o noce), consociato con arbusti ed erbe con funzioni differenziate:

  • piante fissatrici di azoto (le fabaceae, ovvero i membri della famiglia dei fagioli, alcune  betulaceae come l’ontano, Alnus glutinosa),
  • piante pacciamatrici viventi (Symphytum officinale, cucurbitaceae, ovvero membri della famiglia delle zucche, ma anche asteraceae, membri della famiglia delle margherite),
  • piante accumulatrici dinamiche di nutrienti (Achillea millefolium, Taraxacum officinale, Calendula officinalis, Borago officinale, …), piante a radice fittonante, capaci di assorbire minerali dalle zone profonde del terreno e portarle in superficie per le altre piante dopo ogni sfalcio o potatura degli accumulatori,
  • piante attrattrici di insetti pronubi e predatori (alcune famiglie importanti: asteraceae, apiaceae, brassicaceae, cucurbitaceae, lamiaceae, amaryllidaceae), piante dotate di ricchi nettàri e che producono molto polline capaci di attrarre sia gli impollinatori sia i predatori. I primi servono per la produzione dei frutti e dei semi, i secondi per mantenere un controllo dinamico sulle specie di insetti erbivori che frequentano la gilda, e
  • piante fornitrici di altri servizi ecosistemici.

Breve storia

La piantumazione e la trasemina di piante diverse in una stessa area è parte di pratiche agricole tradizionali. 

Esempi sono il sistema italiano della bulatura del grano e il sistema mesoamericano milpa (“ciò che è seminato nel campo”) in cui si piantano assieme mais, fagioli e zucche.

Oggigiorno tali pratiche stanno ritornando di attualità anche in contesti di agricoltura moderna attraverso l’adozione dell’agricoltura biologica, dell’agricoltura rigenerativa, dell’agricoltura sintropica e, più in generale, dell’agroecologia.

Principi ecologici

Complementarietà di nicchia: specie diverse sfruttano risorse diverse (ad esempio, profondità delle radici, struttura della chioma).
Cooperazione: una pianta modifica l’ambiente in modi che avvantaggiano un’altra (ad esempio, ombra, fissazione dell’azoto).
Competizione: le interazioni negative devono essere ridotte al minimo attraverso una progettazione spaziale/temporale.

L’ipotesi alla base è la relazione diretta tra biodiversità e stabilità: i sistemi più diversificati sono più resistenti ai parassiti e agli stress ambientali.

Un esempio di gilda: la Bulatura del Grano

Cominciamo con una pratica tradizionale italiana.

La bulatura del grano è la trasemina primaverile di una fabacea, di solito un trifoglio o una veccia, all’interno di un campo già seminato a poacea autunno-vernina, prima della levata, cioè quando la poacea, di solito il frumento, ha già accestito ma non è ancora entrata in fase di allungamento degli internodi.

 

Obiettivi della bulatura

  • Arricchimento di azoto nel suolo grazie alla simbiosi azotofissatrice delle fabaceae.

  • Aumento della biodiversità colturale.

  • Miglioramento della struttura del terreno (apparati radicali diversi: uno fascicolato, l’altro fittonante).

  • Produzione aggiuntiva di foraggio verdeda falciare o lasciar pascolare dopo la raccolta del grano.

  • Riduzione della crescita di infestanti, per competizione biologica.

 

Specie leguminose usate

Le più comuni: Medicago sativa, Trifolium incarnatum, Trifolium repens. Trifolium pratense, Vicia sativa. Vicia villosa, Trifolium squarrosum, Vicia faba.

Tempistica

  • Periodo di semina: fine inverno–inizio primavera (febbraio – marzo), quando il frumento è in fase di accestimento e prima della levata.

  • Metodo: semina a spaglio e poi interramento superficiale con strigliatore o trasemina con seminatrice a file fisse, come per il frumento, ovviamente in posizione traslata per traseminare nell’interfila del frumento: la seminatrice può essere appoggiata in modo leggero, per evitare di estirpare il frumento in fase di sviluppo quando si deviasse dall’interfila durante la guida.

  • Esempio pratico: in un ettaro di frumento, a fine febbraio inizio marzo, si possono traseminare: 50–80 kg/ha di veccia, oppure 20–25 kg/ha di trifoglio incarnato.

 

Gestione colturale

  • Durante la crescita del frumento, la leguminosa resta in fase vegetativa.

  • Dopo la trebbiatura del frumento:

    • Opzione sovescio: trinciare e interrare subito.

    • Opzione fienagione: falciare, girare, e una volta che le erbe si siano essiccate al sole, andanare e raccogliere il fieno ottenuto.

    • Opzione cover crop: lasciare come copertura estiva-autunnale fino alla prossima semina di una cash crop.


 

Benefici attesi

  • Apporto di 40–80 kg N/ha tramite azotofissazione.

  • Terreno sempre coperto anche dopo la raccolta della poacea con incremento sostanza organica (+0,1–0,2% annuo se ripetuto).

  • Riduzione erosione e formazione di crosta superficiale.

  • Miglioramento biodiversità microbica.


 

Criticità

  • Anno eccessivamente piovoso a inizio primavera → rischio di sviluppo eccessivo e competizione tra poacea e fabacea.

  • Anno eccessivamente secco in primavera → insuccesso di germinazione delle fabaceae.

  • Attenzione alla scelta della specie di fabacea → il ciclo vitale deve essere sincronizzato con gli stadi fenologici della poacea (a cominciare dalla trasemina della fabaceae, che avviene dallo stadio di accestimento a inizio levata della poacea).

  • Bisogna fare attenzione allo stato del terreno che deve essere il più possibile vicino allo stato di tempera al momento della trasemina.

Cosa sono le Gilde in ecologia?

Le gilde sono un concetto chiave in ecologia.

Definizione

In ecologia, una gilda è un gruppo di specie (di qualsiasi regno, non  solo piante) che condividono 

  1. caratteristiche funzionali simili all’interno di una comunità, anche se non sono tassonomicamente correlate
  2. strategie di utilizzo delle risorse
  3. ruoli ecologici.

Gilde in ecologia

Le gilde sono un modo di classificare le piante non in base alla tassonomia (famiglia, genere, ecc.), ma in base alla funzione ecologica.

Gilde ecologiche comuni nelle piante:

Gilde del percorso metabolico fotosintetico – Piante C₃ (erbe temperate, la maggior parte degli alberi) vs. piante C₄ (erbe tropicali come mais, sorgo) vs. piante CAM (succulente, cactus).

Gilde della profondità delle radici – Erbe con radici superficiali vs. piante perenni con radici profonde. 

Gilde di acquisizione dei nutrienti – piante in simbiosi con batteri fissatori di azoto (simbiosi Rhizobia – Fabaceae, simbiosi piante – actinomiceti azotofissatori) vs piante che creano simbiosi micorriziche.

Gilde di ciclo vitale – Piante annuali, biennali, perenni.

Gilde di successione – Specie pioniere vs. specie climax di successione tardiva.

Gruppi di dispersione – Piante i cui semi sono dispersi dal vento, dall’acqua, dagli animali.

Esempi di gilde ecologiche in diversi ecosistemi

Foresta

Gilda ecologica di erbe del sottobosco tolleranti l’ombra (felci, muschi).

Gilda ecologica di specie arboree pioniere dopo un disturbo (pioppo, salice).

Prateria

Gilda ecologica di erbe C₄ a radice profonda (big bluestem, switchgrass).

Gilda ecologica di fabaceae che fissano l’azoto (Desmodium, Trifolium).

Gilda ecologica di erbe che attraggono gli impollinatori (coneflowers, asters).

Deserto

Gilda ecologica di piante succulente CAM (cactus, agavi).

Gilda ecologica di arbusti decidui resistenti alla siccità (mesquite).

Gilda ecologica di piante annuali effimere (papaveri, calendule del deserto).

Perché le gilde sono importanti?

 Le gilde sono importanti perché:

  • aiutano gli ecologi a comprendere la struttura delle comunità e la suddivisione delle nicchie ecologiche.
  • evidenziano la diversità funzionale, non solo il numero di specie.
  • spiegano la resilienza: la presenza di più specie nella stessa gilda garantisce ridondanza.

Richiamiamo la definizione di gilda in ecologia enunciata all’inizio.

Una Gilda è un gruppo di specie che condividono 

  1. caratteristiche funzionali simili all’interno di una comunità, anche se non sono tassonomicamente correlate
  2. strategie di utilizzo delle risorse o 
  3. ruoli ecologici.
Andiamo a vedere ciascuno di questi tre termini: 

Caratteristiche funzionali simili all’interno di una comunità
Similar functional traits within a community

Definizione

Le caratteristiche funzionali (functional traits) sono proprietà morfologiche, fisiologiche o fenologiche di un organismo che influenzano direttamente la sua performance ecologica e il suo ruolo nell’ecosistema.

Quando diverse specie all’interno di una comunità presentano tratti funzionali simili, significa che hanno strategie ecologiche paragonabili e svolgono ruoli simili nell’ecosistema.

Esempi di tratti funzionali

Piante

Tratti morfologici

Altezza – Piante (alberi) alte per ricevere il massimo della luce solare; piante con altezza ridotta come arbusti nani per adattarsi nelle tundre circumpolari o nelle steppe aride. Tipi di radici – Radici profonde per raggiungere le acque sotterrane quando si è parte di una comunità di una prateria arida. Superficie fogliare – Foglie piccole o aghiformi per adattarsi al clima di deserti e macchie mediterranee (riduzione evapotraspirazione); Indice di Area fogliare o LAI (rapporto tra la superficie delle foglie di una pianta che insistono su una unità di superficie del terreno) in relazione diretta con la capacità fotosintetica. Cuticola spessa e cerosa per adattarsi ad  ambienti secchi (xerofite).

Tratti fisiologici

Fotosintesi C3, C4 o CAM – Piante di comunità desertiche o tropicali secche (uso efficiente dell’acqua). Alta resistenza alla siccità in semi e foglie con metabolismo lento. Alta tolleranza all’ombra in piante del sottobosco in foreste pluviali.

Tratti fenologici

Fioritura sincronizzata per specie in praterie mediterranee che fioriscono subito dopo le piogge primaverili. Stagionalità della crescita per erbe annuali che completano il ciclo in brevi finestre favorevoli.

Animali

Tratti morfologici

Piccola taglia corporea di roditori deserticoli, anfibi di piccole dimensioni in ambienti poveri di risorse. Colorazione criptica di rettili e insetti di comunità desertiche o forestali (mimetismo con il substrato). Zampe o apparati specializzati di roditori scavatrori, uccelli con becco simile in una stessa nicchia trofica.

Tratti fisiologici

Resistenza alla disidratazione → roditori deserticoli con reni molto efficienti. Ectotermia con letargo o estivazione → rettili e anfibi in zone aride. Alta efficienza energetica → piccoli mammiferi notturni che riducono il metabolismo diurno. Tipo di dieta – Frugivoro, granivoro, carnivoro. Apparato Boccale – Trituratore, succhiatore.

Tratti comportamentali

Orari di Attività – Attività notturna → comunità desertiche (riduzione perdita d’acqua e stress termico). Formazione di colonie → insetti sociali (formiche, termiti) per sfruttare risorse localizzate. Migrazione stagionale → uccelli di comunità temperate che sfruttano risorse in due ambienti diversi.

Microrganismi e funghi

Tratti fisiologici

Produzione di spore resistenti → comunità microbiche in suoli aridi o salini. Capacità di fissare azoto → batteri e cianobatteri in comunità acquatiche o praterie nutrient-poor. Decomposizione lignina/cellulosa → comunità fungine forestali. Simbiosi micorrizica → piante forestali con funghi mutualisti.

Esempi sintetici di comunità

Deserto → piante con foglie ridotte, CAM, animali notturni e fossori, microbi sporigeni.

Foresta tropicale → piante ombrofile con grandi foglie sottili, animali frugivori, alta attività microbica decompositrice.

Prateria temperata → piante con radici profonde, mammiferi pascolatori con dentatura simile, predatori cursoriali.

Tundra → piante nane perenni, animali con pelliccia spessa, insetti con ciclo vitale breve.

 

In sintesi – Le caratteristiche funzionali simili in una comunità sono tratti ricorrenti che riflettono convergenza adattativa verso le condizioni ambientali prevalenti.

Perché sono importanti?

  1. Funzionalità ecosistemica

    • Se molte specie hanno tratti simili, la comunità può risultare “ridondante” → più resilienza, perché se una specie scompare, un’altra con caratteristiche simili può “coprire” la funzione.

  2. Filtraggio ambientale

    • Un ambiente con condizioni restrittive (deserto, tundra) filtra le specie: solo quelle con tratti funzionali adeguati (resistenza alla siccità, isolamento termico) riescono a stabilirsi → quindi nella comunità i tratti sono più omogenei.

  3. Coesistenza

    • In ambienti ricchi e complessi (foreste tropicali), la selezione favorisce differenziazione dei tratti (niche differentiation), così che le specie coesistano usando risorse diverse.


Esempi concreti

  • Foresta pluviale: grande diversità di tratti (alberi emergenti, liane, epifite, arbusti sciafili) → funzioni complementari, utilizzo della luce solare (risorsa) a diversi livelli di intensità e a diverse lunghezze d’onda.
  • Prateria arida: molte specie vegetali hanno radici profonde e foglie ridotte → tratto funzionale comune = adattamento alla scarsità idrica.
  • Comunità di impollinatori: più specie (api, mosche, coleotteri) con proboscidi o apparati boccali simili → stesso tratto funzionale = capacità di bottinare fiori tubulari.

In sintesi – Le caratteristiche funzionali simili all’interno di una comunità sono tratti ecologicamente rilevanti che ricorrono in specie diverse di uno stesso ambiente, perché:

  • garantiscono ridondanza funzionale,

  • sono filtrati dalle condizioni ambientali,

  • riflettono strategie ecologiche comuni con tratti differenziati.

Strategie di utilizzo delle risorse

Le strategie di utilizzo delle risorse descrivono come le specie si procurano, usano e difendono le risorse necessarie alla loro  sopravvivenza.

Strategie trofiche

  • Autotrofi → producono la propria energia:

    • Fotosintetici (piante, alghe, cianobatteri).

    • Chemiosintetici (batteri solfobatteri nelle sorgenti idrotermali).

  • Eterotrofi → ricavano energia da altri organismi:

    • Erbivori (cavallette, cervi).

    • Carnivori (lupi, mantidi).

    • Onnivori (cinghiali, umani).

    • Detritivori (lombrichi, crostacei terrestri).

    • Decompositori (funghi, batteri).

Strategie spaziali (uso dello spazio e delle risorse fisiche)

  • Stratificazione verticale – Alberi alti (luce in cima), arbusti medi, erbe e muschi (luce filtrata).

  • Uso microhabitat – Lucertole sulle rocce calde vs. insetti sotto la corteccia.

  • Territorialità – Lupi che difendono aree di caccia.

  • Nomadismo/migrazione – Gnu africani che seguono le piogge.


Strategie temporali (uso del tempo)

  • Diurne vs. notturne – civette (notturne) vs. falchi (diurni).

  • Stagionali – Piante annuali che germinano solo in primavera. Animali migratori (rondini, salmoni).

  • Dormienza/quiescenza – Semi che restano nel suolo finché le condizioni non sono favorevoli. Ibernazione (orso) o estivazione (lumache in estate secca).

Strategie di specializzazione vs. generalismo

  • Specialisti (usano una risorsa specifica) – Koala (solo foglie di eucalipto). Panda (quasi solo bambù). 

  • Generalisti (usano molte risorse) – Ratto (onnivoro opportunista). Volpe rossa.

Strategie di acquisizione

  • Competizione diretta – Piante allelopatiche (noce nero che rilascia juglone). Animali territoriali che scacciano rivali.

  • Facilitazione – Pioppi che ombreggiano e riducono l’evaporazione per altre piante.

  • Simbiosi mutualistica – Micorrize che aumentano l’assorbimento di nutrienti in cambio di zuccheri.

Strategie demografiche (r/K selection)

  • Strategia r (opportunisti) – Molta energia spesa in riproduzione, poca in cura. Es. topi, erbe annuali.

  • Strategia K (competitivi) – Poca prole, molta energia in cura e sopravvivenza. Es. elefanti, querce.


Strategie nei cicli biogeochimici

  • Azotofissazione – fabaceae con Rhizobium.
  • Accumulo di nutrienti: cactus che immagazzinano acqua; succulente che concentrano azoto.
  • Uso di risorse limitate: piante C4 e CAM che ottimizzano l’uso dell’acqua e del carbonio.

In sintesi – Le strategie di acquisizione, utilizzo e difesa delle risorse si distribuiscono su quattro grandi assi:

  • Cosa usare come risorsa (trofico).

  • Dove viene usata la risorsa (spaziale).

  • Quando viene usata la risorsa (temporale).

  • Come viene acquisita, usata e difesa la risorsa (competizione, simbiosi, demografia).

Ruoli ecologici

Il ruolo ecologico di una specie è il contributo di una specie al funzionamento dell’ecosistema, ovvero ciò che una specie fa all’interno dell’ecosistema.

Ruoli Trofici

Produttori primari (autotrofi)

  • Fotosintetizzatori terrestri → cianobatteri (Nostoc commune), alghe verdi, piante.

  • Fotosintetizzatori acquatici → fitoplancton, cianobatteri.

  • Chemiosintetizzatori → batteri delle sorgenti idrotermali.

Consumatori (eterotrofi)

  • Erbivori (fitofagi) → conigli, cavallette.

  • Frugivori → pipistrelli della frutta, tucani.

  • Nettarivori → api, colibrì.

  • Granivori → roditori, fringillidi.

  • Xilofagi (mangiatori di legno) → termiti, larve di cerambicidi.

  • Carnivori → leoni, mantidi religiose.

  • Piscivori → cormorani, trote.

  • Insettivori → pipistrelli, rane.

  • Parassiti → tenia, afidi.

  • Iperparassiti → vespe parassitoidi di altri parassiti.

Decompositori e trasformatori di sostanza organica

  • Detritivori → lombrichi, artropodi crostacei terrestri (Armadillidium vulgare = porcellini di terra).

  • Saprofagi → batteri (es.: Bacillus, Pseudomonas) e funghi (es.: Agaricus, Pleurotus) che si nutrono di organismi morti.

  • Necrofagi → animali che mangiano animali morti.

  • Tanatofagi → animali che si nutrono di piante morte.

Ruoli da Facilitatori o Ingegneri ecosistemici

  • Impollinatori → api, farfalle, pipistrelli.

  • Dispersori di semi (zoocoria) → uccelli frugivori, formiche (mirmecoria).

  • Azotofissatori → Rhizobium, Azotobacter, cianobatteri.

  • Creatori di reti micorriziche → Glomeromycota, ectomicorrize dei pini.

  • Costruttori di habitat → castori (dighe), coralli (barriere coralline), termiti (termitai).

  • Stabilizzatori del suolo → piante erbacee con radici fitte, croste biologiche desertiche.

  • Ombreggiatori / Regolatori microclima → grandi alberi, mangrovie.

Ruoli nei cicli biogeochimici

  • Produttori di ossigeno → fitoplancton, foreste tropicali.

  • Regolatori del carbonio → foreste, torbiere.

  • Mineralizzatori → batteri ammonificanti.

  • Nitrificatori → Nitrosomonas, Nitrobacter.

  • Denitrificatori → Pseudomonas denitrificans.

  • Metanogeni → Archea nei sedimenti anossici.

Ruoli in qualità di Regolatori biologici

  • Predatori apicali → lupi, squali.

  • Controllori di popolazioni → coccinelle (afidi), rapaci (roditori).

  • Specie chiave (keystone species) → stelle marine (Pisaster), castori.

Nota – Le “specie chiave” sono organismi che svolgono un ruolo sproporzionatamente importante nel mantenimento della struttura e della funzione di un ecosistema, tenendolo insieme come una chiave di volta tiene insieme un arco. La loro rimozione provoca una reazione a catena che porta alla perdita di biodiversità e può causare il collasso dell’intero sistema. Le specie chiave possono essere predatori apicali, ingegneri dell’ecosistema (che alterano l’ambiente fisico) o mutualisti (in una relazione reciprocamente vantaggiosa con altre specie).

I ruoli ecologici si possono classificare come:

  • Troficiproduttori, consumatori, decompositori.

  • Ingegneri/facilitatoriche modificano habitat e interazioni.

  • Cicli biogeochimiciche trasformano nutrienti (materia)  ed energia.

  • Regolatoriche mantengono equilibrio e stabilità.

Differenza tra Gilde in ecologia e Gilde in Permacultura

La definizione di gilda in ecologia e la definizione di gilda in permacultura sono definizioni opposte nei loro focus.

Cerchiamo di chiarirle:

Definizione ecologica di gilda

Gilda = specie con ruoli simili e uso sovrapposto delle risorse. 

Esempio: in una foresta, gli uccelli che si nutrono di nettare formano una gilda; in una prateria, tutte le erbe con radici profonde sono una gilda. Implicazione: le specie della stessa gilda spesso competono fortemente perché utilizzano le stesse risorse. Le gilde in ecologia riguardano l’equivalenza funzionale e la sovrapposizione di nicchie.

Definizione di gilda in permacultura

Gilda = specie con ruoli complementari che cooperano attorno a un elemento centrale (spesso un albero).

Esempio: una gilda di meli combina fissatori di azoto, attrattori di impollinatori, repellenti per parassiti, piante di copertura del suolo. Implicazione: le specie in una gilda di permacultura sono complementari, progettate per ridurre la competizione e aumentare il sostegno reciproco. Le gilde nella permacultura riguardano la complementarità funzionale e l’aiuto reciproco.

Perché esiste questa differenza?

Ecologia: il concetto di gilda è nato negli anni ’60 (Root, 1967) per classificare il modo in cui le specie si dividono le nicchie, e svolgono per lo più relazioni neutre o competitive.

Permacultura: il termine è stato preso in prestito dall’ecologia negli anni ’70-’80 (Mollison, Holmgren), ma è stato ridefinito per significare “insiemi di piante che cooperano” per la realizzazione di un progetto autosostenentesi.

In ecologia, gilda significa “stesso lavoro” (ricordiamoci delle gilde medioevali, che altro non erano che associazioni di artigiani che svolgevano lo stesso lavoro: calzolai, cardatori, filatori, tessitori, pittori, muratori e via dicendo).

In permacultura, gilda significa “lavori diversi” (collaboratori complementari).

Collegare i due significati

In ecologia, gilda = “stessa strategia di nicchia”.

In permacultura, gilda = “team funzionale”.

Entrambe riguardano la funzione, ma una enfatizza la somiglianza, l’altra non tanto la diversità quanto la complementarità.

Riassumendo:

Gilda ecologica → sovrapposizione, competizione, ridondanza. 

Gilda permaculturale → complementarità, cooperazione, sinergia.

Alcune definizioni utili

Funzione ecologica

Definizione – Processo attraverso il quale gli ecosistemi mantengono la loro struttura e i loro servizi.

Focus – Cosa sta accadendo in termini di flussi di energia, cicli di materia (elementi) e regolazione dell’ecosistema.

Esempi:

Fotosintesi (conversione dell’energia solare in biomassa).

Decomposizione (riciclaggio dei nutrienti).

Impollinazione (trasferimento del polline che consente la riproduzione).

Dispersione dei semi.

Scala – Può essere svolta da specie, comunità o anche componenti abiotiche.

Ruolo ecologico

Definizione – Il contributo di una specie o di un gruppo al funzionamento dell’ecosistema, ovvero ciò che una specie o un gruppo fa all’interno dell’ecosistema.

Focus – Come una particolare specie partecipa alle funzioni.

Esempi:

Ruolo delle api = impollinatori delle piante da fiore.

Ruolo dei lombrichi = ingegneri del suolo (mescolano la materia organica, migliorano la struttura).

Ruolo dei lupi = predatori al vertice della catena alimentare che regolano le popolazioni di erbivori.

Punto chiave – Il ruolo è specifico della specie o del gruppo, mentre la funzione è il processo sottostante.

Nicchia ecologica

Definizione – L’insieme delle condizioni ambientali, delle risorse e delle interazioni che consentono a una specie di sopravvivere e riprodursi (ipervolume n-dimensionale di Hutchinson).

Focus – L’“indirizzo e la professione” di una specie, ovvero sia dove vive sia come vive.

Esempi:

La nicchia del cactus: terreni desertici aridi, luce intensa, utilizza la fotosintesi CAM, impollinato dai pipistrelli.

La nicchia della trota: corsi d’acqua freddi e ricchi di ossigeno, dieta a base di insetti.

Punto chiave – La nicchia descrive lo spazio di opportunità per una specie, non solo ciò che essa contribuisce.

In sintesi

  • Funzione = processo.
  • Ruolo = parte di una specie in quel processo.
  • Nicchia = le condizioni/risorse/interazioni che rendono possibile tale ruolo.

Sono concetti correlati ma non sinonimi:

Molte specie possono condividere una funzione (ad esempio, più impollinatori).
Ogni specie può avere un ruolo distinto all’interno di tale funzione (api vs pipistrelli).
Le loro nicchie differiscono nel cosa desiderano acquisire, quando (tempo), dove (spazio) e come (modo) svolgono tale ruolo: 

  • cosa: impollinazione del bombo che avviene mentre cerca il polline come fonte proteica vs impollinazione delle farfalle che avviene mentre cercano il nettare come fonte di carboidrati, 
  • quando: impollinazione diurna delle farfalle vs impollinazione notturna delle falene, 
  • dove: impollinazione in una prateria piuttosto che in una foresta tropicale,
  • come, per limitarci agli insetti:
    • Melittofilia (Impollinazione da Api) – Meccanismo: Le api raccolgono sia nettare (carboidrati) che polline (proteine). Durante il foraggiamento, il polline si attacca ai loro corpi pelosi e viene trasferito allo stigma di altri fiori. Caratteri floreali: Colori vivaci giallo/blu, disegni UV, piattaforme di atterraggio, profumo moderato, guide nettarifere. Esempi: Girasoli (Helianthus), leguminose (Trifolium).
    • Psicofilia (Impollinazione da Farfalle) – Meccanismo: Le farfalle prelevano il nettare con la loro lunga spiritromba, toccando antere e stimmi. Caratteri floreali: Colori brillanti (rosso, arancio), fiori diurni, tubulari, piattaforme di atterraggio, profumo leggero. Esempi: Buddleja (Buddleja davidii), asclepiadi (Asclepias).
    • Falaenofilia (Impollinazione da Falene) – Meccanismo: Le falene visitano i fiori di notte, guidate da profumi intensi e colori chiari. La spiritromba lunga raggiunge il nettare in profondità. Caratteri floreali: Fiori bianchi o pallidi, forte fragranza notturna, corolla tubulareEsempi: Enotera (Oenothera), yucca (Yucca).
    • Cantarofilia (Impollinazione da Coleotteri) – Meccanismo: I coleotteri spesso masticano parti floreali, trasportando polline sul corpo; a volte sono distruttivi. Caratteri floreali: Fiori grandi, a coppa, colori smorti, profumo intenso (speziato, fruttato), polline esposto. Esempi: Magnolie (Magnolia), ninfee (Nymphaea).
    • Miofilia (Impollinazione da Mosche) – 
      • Mosche vere (Syrphidae, Muscidae): Attirate da fiori aperti, con nettare/polline accessibili. Caratteri: fiori bianchi o gialli, infiorescenze piatte (ombrelle), profumo debole. Esempi: Carota (Daucus carota), sambuco (Sambucus).

      • Sapromiofilia (Impollinazione da Mosche necrofaghe o coprofaghe): Fiori che imitano l’odore delle carcasse o del letame, ingannando le mosche. Caratteri: Colori bruni/violacei, forte odore fetido, fiori a trappola. Esempi: Gigli arum (Arum), stapelie (Stapelia).

    • Sphecofilia (Impollinazione da Vespe) – Meccanismo: Le vespe si nutrono spesso di nettare; alcune specie sono impollinatori specialisti (es. vespe dei fichi). Caratteri floreali: Fiori piccoli, poco vistosi, spesso specie-specifici. Esempi: Fichi (Ficus).